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Titolo | Autore |
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DanteQuiz – 1° Turno – – DanteQuiz – 2° Turno | Gli alunni della IV A Liceo Scientifico |
2021, un anno di celebrazioni dantesche | Eugenia Macchi III D Liceo Classico |
Presentazione interattiva sul primo canto della Cantica del Paradiso | Giovanni Barraco V F Liceo Scientifico |
Maledetta Commedia – Inferno | Leonardo Rodolico V H Liceo Scientifico |
Pillola dantesca “Commedia” – Inferno, Canto VI (vv. 10-21) | Paolo Daidone IV A Liceo Classico |
Pillola dantesca “Commedia” – Paradiso, Canto III (vv. 10-18) | Paolo Daidone IV A Liceo Classico |
Illustrazione – Inferno: Canto VI Le anime dei Golosi vengono graffiate e scuoiate dal gran vermo, Cerbero | Rahil Ouled Larbi e Mariagrazia Randazzo III A Liceo Scientifico |
Note dantesche – Inferno Canto II | Gli alunni della II A Liceo Classico |
Ulisse nel Canto XXVI dell’Inferno | Flavia Maria Sinatra I B Liceo Classico |
Una parodia del VI Canto del Purgatorio | Gli alunni della IV L Liceo Scientifico |

(Firenze, tra il 21 maggio e il 21 giugno 1265 – Ravenna, notte tra il 13 e il 14 settembre 1321)
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Presentazione interattiva
sul primo canto della Cantica del Paradiso

Le funzioni interattive sono accessibili per tutti coloro che accedono al link https://prezi.com/view/CgAplUX7rz3QtYWDF7QB attraverso il computer.
Per chi dovesse accedere da smartphone, può ugualmente vederlo come se fosse un normale PowerPoint oppure scaricare l’applicazione Prezi per accedere a tali funzioni.
Giovanni Barraco – V F Liceo Scientifico
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Pillola dantesca
“Commedia” – Inferno, Canto VI (vv. 10-21)
Quando? | 8 aprile, verso la mezzanotte |
Dove? | Cerchio III dell’Inferno |
Di chi si parla? | Qui risiedono le anime dei golosi, tra cui un tale, noto come “Ciacco”. |
Il Canto VI, nelle tre cantiche della Commedia, è sempre politico. Nell’Inferno, in particolare, si tratta della crisi politica che riguarda la città di Firenze. Oggi, però, non ci occuperemo del significato politico del Canto, ma cercheremo di associare la pena di questi dannati e il difficile momento che in tutto il mondo stiamo vivendo oramai da più di un anno.
Citiamo i versi (vv. 10-21):
Grandine grossa, acqua tinta e neve
per l’aere tenebroso si riversa;
pute la terra che questo riceve.
Cerbero, fiera crudele e diversa,
con tre gole caninamente latra
sovra la gente che quivi è sommersa.
Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra,
e ’l ventre largo, e unghiate le mani;
graffia li spirti, ed iscoia ed isquatra.
Urlar li fa la pioggia come cani;
de l’un de’ lati fanno a l’altro schermo;
volgonsi spesso i miseri profani.
Possiamo subito notare il linguaggio di queste terzine che è aspro, rude ed evoca in modo chiaro il senso di disgusto che Dante vuole trasmetterci nel vedere le anime. Esse sono flagellate da una pioggia continua, dalla grandine grossa, dall’acqua tinta (cioè sporca)e dalla neve e si trovano immerse nel fango. Inoltre, sulle anime si riversa la bestialità di Cerbero, guardiano del cerchio, che ha fattezze umane, animali e per certi aspetti sovrannaturali, che iscoia ed isquatra (ovvero scuoia e squarta). Questo determina le urla, e quindi la sofferenza di questi dannati che, nel tentativo di trovare un riparo, si rigirano da una parte e dall’altra. Questa scena di forte drammaticità può essere associata all’esperienza del Coronavirus.
Come infatti le anime del III Cerchio sono flagellate dalla suddetta pena, anche noi siamo oggetto di questa maledetta malattia. Come sui dannati infierisce, poi, Cerbero, anche su di noi, proprio nelle ultime settimane, stanno infierendo le diverse varianti del virus. Insomma, come quella condanna eterna colpisce i dannati, anche l’emergenza Covid-19 sembra non avere fine.

Paolo Daidone – IV A Liceo Classico
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Pillola dantesca
“Commedia” – Paradiso, Canto III (vv. 10-18)
Quando? | 13 aprile del 1300 |
Dove? | Cielo della Luna |
Di chi si parla? | In questo canto, Dante ci presenta le anime di coloro che sulla Terra non hanno portato a compimento i loro voti, come Piccarda Donati e Costanza d’Altavilla, personaggi a cui il Canto è dedicato. |
Quali per vetri trasparenti e tersi,
o ver per acque nitide e tranquille,
non sì profonde che i fondi sien persi,
12
tornan d’i nostri visi le postille
debili sì, che perla in bianca fronte
non vien men forte a le nostre pupille;
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tali vid’io più facce a parlar pronte;
per ch’io dentro a l’error contrario corsi
a quel ch’accese amor tra l’omo e ‘l fonte.
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In queste celebri terzine, Dante descrive il suo smarrimento davanti a figure evanescenti e diafani che sono quelle degli spiriti difettivi del cielo della Luna.
La trasfigurazione di questi spiriti viene presentata con due similitudini (“quali…tali…”), in cui il poeta definisce la loro immagine simile a quella di qualcosa riflesso in un vetro o in uno specchio d’acqua (vv. 10-13) o a quella della pallida luminosità di una perla sulla fronte bianca di una donna (vv. 14-15), facendo quindi riferimento sia a una consuetudine femminile dell’epoca, che consisteva nel portare una perla sulla fronte, sia alla memoria terrena dell’esperienza stilnovistica.
Dante, poi, credendo di trovarsi davanti a delle figure riflesse da uno specchio, si gira, pensando di avere alle sue spalle quelle reali (vv. 17-18), commettendo così l’errore contrario a “quel ch’accese amor tra l’omo e ‘l fonte”. Si tratta di Narciso, protagonista di un mito greco, narrato anche da Ovidio nelle Metamorfosi, che, vedendo la propria immagine riflessa, e dunque fittizia, in un lago, muore affogato mentre tenta di afferrarla e baciarla.
Paolo Daidone – IV A Liceo Classico
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Inferno: Canto VI – Le anime dei Golosi vengono graffiate e scuoiate dal gran vermo, Cerbero
